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Il territorio
Il territorio
Siamo in un territorio dolcemente collinare, che fu nei tempi antichi denominato Ager Capenas, perché abitato da un popolo di origine simile agli Etruschi fin dall’VIII secolo a.C.: Castelnuovo, Riano, Morlupo, Fiano, Nazzano e Torrita ne furono piccoli pagi, con Capena come capitale le cui rovine sono in località Civitucola.
I Capenati fecero parte della Confederazione Romana del territorio; ma la caduta di Veio nel 396 a.C., importante piazzaforte dell’Etruria meridionale, determinò il completo assoggettamento di questo popolo alla nuova, sorgente potenza politica.
Si deve tuttavia ai coloni dell’età repubblicana romana, lo sfruttamento agricolo del suolo e l’allevamento del bestiame, con criteri «moderni»: numerose ville rustiche con sempre più grandi latifondi, s’insediarono sulle alture circostanti Castelnuovo, con una razionale rete di approvvigionamento e distribuzione idrica sotterranea.
La via Flaminia, costruita dal censore Caio Flaminio nell’anno 219 a.C., fu un’arteria importante, frequentata dai traffici commerciali che collegavano Roma con la costa adriatica ad Ariminum (Rimini).
La stazione viaria di Ad Vicesimum, posta al XX miglio della via, nei pressi di Morlupo, apportò un locale benessere; osterie con alloggi, terme e stalle si distribuirono lungo la strada sino a Castelnuovo, perpetuate ed ancora frequentate dal Medioevo sino all’800.
Un altro importante nodo stradale era la cosiddetta Campana vetus o vetere, che biforcandosi dalla Flaminia, raggiungeva Castelnuovo e la via Tiberina nei pressi di Ponte Storto, antico scalo fluviale sul Tevere.
La decadenza di Roma e le invasioni barbariche del IV-V secolo, resero insicura l’esistenza di quelle piccole borgate nate intorno a Ad Vicesimum, spingendo gli agricoltori ad abbandonare quei fondi e quei casolari troppo isolati, e a rifondare negli stessi luoghi, quegli antichi centri urbani già pagi etrusco-capenati, perché naturalmente più difesi dalle rupi scoscese e dai fossi sottostanti.
Le bolle papali che sanciscono la donazione del Territorio Collinense (già Agro Capenate) alla potente Abbazia di S. Paolo, testimoniano come intorno all’anno Mille, i luoghi gravitanti attorno a Castelnuovo fossero tornati a nuova vita, con cittadine, castelli, torri, chiese e monasteri: abitati forse ancor più di quanto è osservabile attualmente.
I resti archeologici
Un passato così denso di avvenimenti storici, ha lasciato nel territorio numerose testimonianze archeologiche e vestigia di monumenti, delle quali la maggior parte sono ancora da scoprire: innanzi tutto le necropoli etrusco-capenati di Castelnuovo, di Belmonte, di Monte Fiore e di Vacchereccia.
Il materiale rinvenuto durante il secolo scorso, iscrizioni latine, fregi e teste marmoree, già veduto e pubblicato dallo studioso Giuseppe Tomassetti è purtroppo andato disperso; restano tuttavia, amorevolmente e gelosamente conservate alcune antichità presso l’antica Posta sulla Flaminia ed in altre collezioni private locali, oltre ai frammenti di colonne e ornamenti, murati in alcune case del centro storico di Castelnuovo, come memoria del passato.
Di età tardo-repubblicana sono alcuni resti di villa romana nel terreno della vigna Fivoli, e alcuni altri lungo la Campana vetus: un bel tratto di questa via a basoli in selce è visibile poco prima del fontanile della Vacchereccia.
Antiche cave di tufo e arenari sotterranei sono presenti nei pressi di S. Sebastiano, a Belmonte, a Monte Cellano e a Grotta Pagana.
Un raro complesso di vasche per la pigiatura dell’uva, risalente all’alto Medioevo, con sei pastarole (calcatoria) scavata nel tufo affiorante, si osserva lungo il fosso di Valle Vasca.
Infine un cimitero d’età paleocristiana, con loculi a più altezza ben conservati, scavati nel tufo, sono segnalati a ridosso della via Tiberina, nei pressi di Ponte Storto, e certamente usato da quell’abitato nel V-VI secolo.
Belmonte
Belmonte è un’interessante località archeologica, situata in posizione dominante su un’amena vallata, sulla parte sinistra della via Flaminia.
Questo stretto e allungato altipiano ospitò una fiorente colonia fortificata dell’etrusca Veio, che qui si stanziò dal VI secolo a.C., per le numerose sorgenti, la fertilità del suolo e la ricca selvaggina.
Di quei tempi arcaici rimangono: tratti delle mura civiche, resti di una porta di tipo Scaeo, con vie d’accesso tagliate nel tufo, ed infine una vasta necropoli rupestre con tombe a camera e breve dromos, disposte su quattro livelli.
Fino al secolo scorso s’era creduto che qui fosse da ubicare l’antica Veio o le celebri Arae Mutiae ricordate da Plinio il Vecchio, per la ricchezza dei marmi qui rinvenuti dal Nardini, nel ’700. Ancora più suggestive sono le rovine del borgo medievale sorto poco più a sud di quello etrusco: una torre in opera a tufelli (XIII secolo) svetta ancor’oggi sul poggio più alto del pianoro, difesa ai lati da mura castellane (in buona parte crollate) e da tre larghi fossati, e una serie di fondi di capanne a forma rettangolare e subellittica, con incassi e fori pavimentali d’alloggiamento della struttura lignea portante.
Belmonte è infatti ricordato in una bolla di Gregorio IX del 1236, con popolazione e chiese: poi più nulla. Come la maggior parte dei villaggi vicini, a causa della peste nera del 1348, del terremoto del 1349, delle razzie degli eserciti di ventura o semplicemente per l’eccessivo isolamento, fu abbandonato sino quasi a scomparire.
Tra gli altri borghi scomparsi del territorio di Castelnuovo, ricordiamo ancora Monte de Fiore, che nella metà del ’300 contava circa 840 abitanti, Castrum Baccaricae (Vacchereccia) in possesso dell’Abbazia di S. Paolo, e Villa Francula.
Francalancia
Nei pressi di monte Marielle si trova il moderno casolare di Francalancia, con pochi antichi frammenti marmorei sparsi al suolo. Su questo luogo, un tempo alloggiamento di legionari romani, sorgeva un castello ed un borgo, denominato nel Medioevo, Villa Francula.
Nel 1516 vi fu edificata una chiesetta dedicata a S. Giovanni ante portam latinam, a spese dei fratelli Pietro, Silvestro e Andrea Degli Effetti, che ne mantennero il patronato; l’edificio fu successivamente ampliato, restaurato e decorato di pitture nel 1625, nel 1650 e nel 1702.
La chiesa di S. Giovanni, in avanzato stato di rovina, venne malauguratamente demolita nel corso degli anni Sessanta.
Il Centro Storico
Lo splendido borgo medievale di Castelnuovo di Porto è ben conservato ed è fino ad oggi, è sempre visitabile. Nella piazza principale, da cui si accede al borgo, si trova il castello denominato “Rocca Colonna” che ospita al suo interno le antiche carceri, una chiesina medievale e la loggia pinta affrescata da Federico Zuccari con scene sulla fondazione di Roma, leggende romane, battaglie, porti e possedimenti della ricca famiglia.
Sempre sulla piazza si può visitare la Collegiata di Santa Maria Assunta, chiesa barocca eretta nel XIII secolo su un impianto più antico di cui resta a testimonianza il campanile, che ospita all’interno un trittico di Antoniazzo Romano, raffigurante Gesu’ Salvatore.
Intorno alla Rocca si ritrovano elementi che nel loro complesso consentono di osservare lo sviluppo della struttura urbanistica dell’abitato dal Medioevo al Rinascimento: torri, mura e abitazioni nobiliari con diversi stemmi araldici sui portali.
Acquistata nel 1976 da un privato, la Rocca Colonna è stata acquisita al patrimonio pubblico comunale solo nel 1999 e negli ultimi anni è stata restaurata e resa fruibile al pubblico.
Parco di Veio
Il Parco Naturale Regionale di Veio, con i suoi 15.000 ettari, è il quarto parco per estensione del Lazio, quasi il doppio del parco nazionale del Circeo, ed è stato istituito nel 1997. Confina a ovest con il Parco Naturale di Bracciano-Martignano e a nord con il Parco Naturale della Valle del Treja.
Comprende il cosiddetto Agro Veientano, un territorio dove le componenti naturalistiche e storico-culturali si fondono in un paesaggio di particolare valore. Una vera e propria cintura verde intorno a Roma che garantisce effetti mitiganti sul clima e la tutela della biodiversità della zona.
Il Parco di Veio è infatti ancora in buona parte intatto e libero da interventi urbanistici di rilievo. Un territorio caratterizzato da prati, boschi, cascate e vallate come quella del Sorbo inserita tra i siti di interesse comunitario da parte dell’Unione Europea, con il suo santuario medievale dedicato alla Vergine Maria, oggetto di culto e meta di pellegrinaggi.
Il Parco di Veio conserva anche importanti presenze archeologiche di età etrusca e romana, oltre ad una serie di monumenti di età medievale.
Le testimonianze più antiche risalgono all’epoca etrusca: si tratta delle prestigiose vestigia della città di Veio, una delle città più ricche ed evolute dell’antichità, ricca di monumenti di particolare pregio come il Santuario di Portonaccio dove è stata rinvenuta la celebre statua di Apollo conservata al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma ed il suggestivo cunicolo di Ponte Sodo, una galleria scavata nella roccia per il passaggio del torrente Crèmera.
Visitabili sono i resti delle antiche necropoli: la Tomba dei Leoni Ruggenti, considerata la più antica tomba dipinta d’Etruria, la Tomba delle Anatre e la Tomba Campana. Imperdibili sono inoltre la Grotta romana della Ninfa, la cascata, i resti di Belmonte e Borgo di Isola Farnese.
Nel Parco di Veio esistono inoltre circa 1.200 ettari di territorio a uso civico, tutti boschi o pascoli. Si tratta di aree pubbliche, amministrate dalle Università Agrarie, importantissime dal punto di vista ecologico perché costituiscono un presidio importante per l’integrità del territorio e per il mantenimento degli originari valori del paesaggio.
Valle del Tevere
Castelnuovo di Porto è inserita nel tratto della bassa Valle del Tevere piena di paesaggi di straordinaria bellezza, borghi medievali, colline mozzafiato e scorci emozionanti.
Un territorio sorprendentemente integro dove sorge la Riserva Regionale Tevere-Farfa, prima area protetta regionale comprendente parte dei territori dei comuni di Nazzano e Torrita Tiberina.
Istituita nel 1979, la Riserva Naturale Tevere-Farfa è, da un punto di vista naturalistico, di tale importanza da figurare nell’elenco delle zone umide d’interesse internazionale riconosciute dalla Convenzione di Ramsar.
La visita all’Oasi di Nazzano, con i suoi 10 chilometri di fiume sulle cui rive si intreccia un fitto reticolo di sentieri pedonali e ciclabili, è la classica “gita fuori porta”, ad appena 30 minuti da Roma, particolarmente adatta ai più piccoli, agli appassionati di birdwatching e agli amanti di scorci e paesaggi naturali, magnifici in ogni periodo dell’anno.